Un grazie di cuore a Giancarlo Cavinato, dirigente scolastico di Mestre e membro del Mce (Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet. Il Mce è un’Associazione professionale collegata alla Federation internationale de l’Ecole Moderne, ovvero il movimento delle scuole che si rifanno all’attivismo e alla pedagogia popolare).
Visitando il nostro sito e, anni fa, ospitando i nostri operatori in una sua scuola primaria, ha deciso di contribuire al nostro lavoro condividendo acluni passi di un bellissimo testo…
Grazie!
“Amai quei libri a prima vista, ed era stata mia madre a predispormi ad amarli. Di nove mesi di età fino all’inizio della scuola mi aveva insegnato a leggere, usando dei cartoncini decorati che aveva ordinato per posta. Quei cartoncini sono rimasti stampati nella mia mente con la chiarezza e la forza di un titolo di prima pagina, le lettere di un rosso acceso sul fondo color crema, e dietro di esse il viso di mia madre con gli stessi bei colori, la carnagione bianca e rosa incorniciata dai capelli castani. Amavo l’aspetto di quelle parole, la loro forma, il collegamento subliminale dei caratteri col viso grazioso di mia madre, ma probabilmente fu la loro funzione a conquistarmi. Più di ogni altra cosa, le parole organizzavano il mio mondo, mettevano ordine nel caos, dividevano nettamente le cose in bianco e nero. Le parole mi aiutavano perfino a definire i miei genitori. Mia madre era la parola stampata- tangibile, presente, reale- mentre mio padre era la parola detta- invisibile, effimera, subito persa nella memoria. C’era qualcosa di confortante in questa rigida simmetria.
Ora, nello scantinato, mi parve di essere immerso in un mare di parole….Molti dei libri dello scantinato erano troppo difficili per me, ma non mi importava.”
( J. R. Moehringer, ‘Il bar delle grandi speranze’, Piemme, Milano, 2012)
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